Un nuovo ospite è arrivato fra i tanti artisti che si sono autoritratti e hanno fatto dono di sè alla Galleria degli Uffizi. Ma questa volta la donazione alla ormai celebre raccolta, che risale niente meno che al Cardinal Leopoldo de' Medici, è arrivata per interposta persona: uno dei numerosi e volenterosi Amici degli Uffizi ha acquistato a un'asta e ha regalato alla Galleria (comportamento virtuoso senz'altro da imitare!) un bel quadro novecentesco: l'autoritratto di Paulo Ghiglia (Firenze 1905-1979), figlio del più noto Oscar, probabilmente risalente alla seconda metà degli anni Quaranta o ai primi Cinquanta, a giudicare dall'immagine di vigorosa maturità dell'artista. Si tratta di un dipinto su cartone intelato, di circa sessanta centimetri per cinquanta, dalla materia pittorica consistente, sui toni del bruno, ravvivato da un sapiente squarcio di luce laterale, condotto con pennellata sicura specie nel trattare la capigliatura e il grigio appena azzurrato della blusa. Ma la forza del quadro si concentra tutta sul volto, olivastro, appena corrucciato e in espressione di fierezza. L'insieme risulta compiuto e compatto, senza inutili compiacimenti retorici anche se s'inscrive in quella scuola del tradizionalismo toscano che ebbe il suo capofila in Pietro Annigoni. Possedendo la Galleria degli Uffizi un altro autoritratto, più tardo, dello stesso artista, è interessante vedere l'evoluzione della maniera del pittore su un identico soggetto: il colore si alleggerisce, la pennellata si fa più fluida e veloce e se pure le tonalità restano più o meno le stesse, il bruno tende a sfumarsi in più gradazioni per lasciar posto, sullo sfondo, a una luce calma che filtra attraverso la vetrata presumibilmente dell'atelier dove l'artista stava lavorando. E' evidente che l'attenzione dell'autore-personaggio questa volta non è concentrata tutta sul suo volto, ma si concede con più distensione a rappresentare l'ambiente che lo circonda nella sua quotidianità. La fisionomia stessa di Ghiglia s'è affinata e alleggerita con un maggior senso, si direbbe, di relativo distacco anche nei confronti della propria persona. Insomma il tempo è passato, l'età sembra aver comportato, come talvolta accade, maggiore libertà, non solo formale, ma anche dall'acceso sentire che traspare dal ritratto più giovanile. Anna Maria Piccinini