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2012 –  Nudo di schiena disteso

 

Donazione di opere di grafica al Gabinetto Disegni e Stampe 
 
Con il generoso lascito testamentario Dovati Fusi e grazie alla premurosa attività dell’Associazione Amici degli Uffizi entrano a far parte delle prestigiose collezioni del Gabinetto Disegni e Stampe alcuni disegni realizzati tra la prima metà del Seicento e gli esordi dell’Ottocento, insieme a un nucleo consistente di grafica del Novecento. 
I disegni annoverano, infatti, un foglio attribuito a Giovanni Mauro Della Rovere (Milano ca. 1575- 1640), uno studio di Antonio Canova (Possagno 1757-Venezia 1822) e tre opere di Gaetano Gandolfi (San Matteo della Decima 1734-Bologna 1802).
Se con la Caduta di Gerico ascritta al milanese Della Rovere (un disegno assai finito, forse di presentazione per la commissione delle due ante esterne dell’organo nella chiesa dei SS. Eusebio e Vittore in Peglio) si è inteso ampliare il numero degli artisti lombardi, conservati in collezione in misura minore rispetto ad altre aree geografico-culturali (e la scelta di questo disegno è un merito speciale degli Amici degli Uffizi); con il foglio di Canova, originariamente parte di uno dei più famosi libri di disegni dell’artista oggi alla Biblioteca Civica di Cagli, si è voluta rafforzare la presenza di suoi disegni autografi agli Uffizi. Esso spicca per sintesi di segno e saldezza di volume, caratteristiche che raggiungono esiti di straordinaria modernità; inoltre, la rapida definizione lineare delle figure nello sfondo prelude al trattamento dei personaggi disposti in secondo piano nei celebrati bassorilievi di Canova.
Il Ritratto di bimbo che Gaetano Gandolfi siglava e datava nel 1801, un anno prima della morte, ha invece incrementato la raccolta degli Uffizi in relazione a un aspetto assai celebrato dell’attività dell’artista e finora assente, vale a dire la ritrattistica infantile. In particolare nei ritratti dei figli si incrociano le molteplici esperienze e predilezioni artistiche di Gandolfi, oscillanti tra rispetto della tradizione e curiosità verso le novità del contemporaneo; si dichiarano inoltre i suoi interessi verso le nuove teorie della fisionomica (soprattutto gli scritti di Lavater) e la costante tendenza a sublimare il dato reale nella ricerca di un tipo ideale. Nel disegno, noto agli studiosi almeno sin dal 1993 quando venne esposto alla National Gallery di Ottawa e al Museo di Little Rock in occasione della mostra monografica su Ubaldo, Gaetano e Mauro Gandolfi, solo più recentemente (2008) si è identificato il ritratto di Democrito, figlio di Mauro e nipote di Gaetano, destinato a intraprendere la carriera artistica come scultore. Proprio in tale ritratto, originale per il taglio compositivo, è possibile scorgere un certo ascendente della ritrattistica della scultura francese settecentesca, forse mediato attraverso l’esperienza particolare di Mauro; è poi da rimarcare la consueta abilità nell’uso della tecnica dei trois crayons e la forte impronta pittorica determinata dall’impiego dello sfumino. I due Nudi maschili, realizzati dallo stesso Gaetano a pastelli policromi, coniugano la consumata perizia accademica di ascendenza post-carraccesca e anche romana, con l’esperienza veneziana e con le più sofisticate levità del pastello coevo, una tecnica peraltro non particolarmente usata dai Gandolfi, ma che qui raggiunge un eccezionale vertice qualitativo.  
L’attenzione verso le stampe e la scuola fiorentina tra Ottocento e Novecento è testimoniata dall’acquisto di un nucleo di opere di Emilio Mazzoni Zarini (Firenze 1869-1949), pittore e soprattutto incisore all’acquaforte e a puntasecca, incoraggiato su questa strada da Giovanni Fattori e, a partire dal 1908, presente con le sue incisioni in tutte le mostre nazionali e internazionali in Italia e alla Biennale d’Arte di Venezia. Le centotrentasette incisioni e i dodici disegni pervenuti documentano efficacemente le peculiari caratteristiche della produzione dell’artista, delicato interprete del paesaggio dell’Italia centrale (specialmente toscano, laziale e umbro), ma anche sensibile ritrattista, in particolare di figure femminili.
Il lascito Dovati Fusi consente dunque di ampliare la collezione storica degli Uffizi in diverse direzioni, con opere provenienti anche da antiche raccolte (come la collezione Acqua da cui ci giungono i due nudi di Gandolfi) o, addirittura, da persone di famiglia degli autori (Domenico Manera, cugino di Canova, fu il primo possessore del taccuino di Cagli).
 
Al Gabinetto Disegni e Stampe sono presenti disegni, acqueforti e lastre di zinco dell’artista Almina Dovati Fusi, scomparsa nel 1992, pervenuti in seguito a cinque donazioni elargite dalla stessa Dovati Fusi e in un secondo momento dal marito Umberto Fusi. All’artista carrarina il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi ha dedicato nel 2003 una mostra monografica di disegni e acqueforti. 
 
 
MARZIA FAIETTI
Direttore del Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi
 
Firenze, 13 novembre 2012