Un’opera di Emilio Isgrò (Barcellona Pozzo di Gotto, ME, 1937), tra gli innovatori più importanti del linguaggio artistico italiano del secondo dopoguerra, entra a far parte in maniera permanente delle collezioni della Galleria degli Uffizi di Firenze.
L’autoritratto concettuale, dal titolo Dichiaro di non essere Emilio Isgrò, realizzato nel 1971 dall’artista siciliano, è stato donato al museo fiorentino dall’Associazione Amici degli Uffizi.
Si tratta di un’installazione per sette elementi, composta da altrettanti fogli di carta serigrafata (29,5x21 cm), sui quali si possono leggere le affermazioni dello stesso Isgrò e dei componenti della sua famiglia, che negano la sua identità.
“Affascina, in questo artista che ha fatto della cancellazione la sua sigla distintiva - afferma Cristina Acidini, soprintendente per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze -, l’ottenimento dell’autoritratto concettuale attraverso rinnegamenti, ripudi ed amnesie altrui, sino al paradosso finale del diniego di sé. Come una gemma realizzata a incavo, in cui l’artefice costruisce l’immagine per sottrazione, con un’accorta manipolazione del vuoto”.
“Dopo aver celebrato i primi vent’anni dell’Associazione - sottolinea Maria Vittoria Rimbotti, presidente degli Amici degli Uffizi - con la donazione di un’opera di Bill Viola, uno degli artisti più grandi del nostro tempo, eccoci pronti a ripartire con la nostra attività a sostegno di uno dei musei più belli, più importanti e conosciuti al mondo. E lo facciamo donando Dichiaro di non essere Emilio Isgrò, uno dei lavori ‘storici’ di Emilio Isgrò, personalità eclettica, protagonista non solo dell’arte del secondo Novecento italiano, ma anche della letteratura, della poesia e del teatro.
“È quindi una gioia condivisa con tutti gli oltre ottomila soci degli Amici degli Uffizi - continua Maria Vittoria Rimbotti -, proseguire il nostro impegno di mecenatismo a favore della Galleria, contribuendo ad accrescerne il già vasto patrimonio”.
“L’ingresso di un’opera ‘storica’ di Emilio Isgrò - afferma Giovanna Giusti, direttrice del Dipartimento dell’arte contemporanea agli Uffizi -, concepita nel lontano 1971, nella Collezione degli autoritratti degli Uffizi è carica di significati. L’artista che della cancellatura ha fatto il proprio concetto fondante, affidando ad essa la libertà di un nuovo spazio creativo, ha scelto la negazione di sé attraverso le dichiarazioni dei suoi familiari, che rendendo impossibile il suo riconoscimento, sostengono la sua auto cancellazione meditata attraverso una sorta di ‘suicidio rituale’. L’artista/poeta visivo, sebbene ‘schermato’, insieme ad altri già in collezione (Lucio Fontana, Ketty La Rocca, Lucia Marcucci, Franca Pisani, Jenny Holzer), assertori per vie diverse del potere concettuale della parola, porta nella raccolta degli Uffizi un altro importante contributo alla varietà espressiva dell’auto ritrarsi”.
Firenze, 16 maggio 2014
Ufficio stampa
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