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L'officina della Maniera Varietà e fierezza nell’arte fiorentina del Cinquecento fra le due repubbliche (1494-1530)

L'officina della Maniera: un progetto divenuto realtà

 

Si inaugurano agli Uffizi due mostre dedicate a 'L'Officina della Maniera' e ai 'Disegni del Pontormo': una capillare verifica sia storica che conservativa sul ricco patrimonio figurativo fiorentino della Galleria. 'Varietà' e 'fierezza' fra le due Repubbliche.

 

Con le due mostre che in questo mese di settembre (1996) si inaugurano agli Uffizi - quella dal titolo L'Officina della maniera. 'Varietà' e 'fierezza' nell'arte fiorentina del Cinquecento fra le due Repubbliche (1494-1530), e quella sui Disegni del Pontormo - giunge a compimento un progetto al quale stavamo pensando da anni, sembrandoci opportuno che proprio in questo museo, che tanta parte custodisce del patrimonio figurativo fiorentino di primo Cinquecento, non lasciasse passare sotto silenzio il quinto centenario della nascita di due grandi protagonisti di quella civiltà artistica quali il Rosso ed il Pontormo. Tale ricorrenza, bisogna precisare, cadeva nel 1994: una data che non fu purtroppo possibile rispettare nella situazione di emergenza seguita all'attentato dinamitardo del 27 maggio 1993, che costrinse a spostare su altri e ben più urgenti obiettivi l'attenzione e l'impegno di tutti gli addetti ai lavori. Oggi che le due iniziative giungono finalmente in porto è compito gradito sintetizzarne qui il significato ed informare gli Amici degli Uffizi sugli scopi molteplici che, nel quadro della politica culturale e gestionale del nostro istituto, attraverso di esse ci siamo prefissi di raggiungere. E' da dire in primo luogo che è parsa questa un'occasione privilegiata per sottoporre ad una capillare verifica, di natura sia storica che conservativa (ed i due aspetti, per correttezza di metodo, non possono che procedere congiuntamente), un nucleo importantissimo di opere del museo, nelle quali era necessario arrestare preoccupanti processi di degrado, e nelle quali si auspicava di poter recuperare possibilità di lettura e di apprezzamento qualitativo che apparivano compromesse a causa del loro stato di conservazione. Possiamo oggi constatare con una qualche soddisfazione che un tale auspicio è stato pienamente soddisfatto. Basti infatti pensare alle complesse operazioni di restauro cui in questi ultimi anni sono stati sottoposti, tanto per richiamare qualche caso emblematico di cui a suo tempo è stata data notizia anche in questo giornale, capolavori del peso della Cena di Emmaus di Pontormo, della Pala dello Spedalingo del Rosso Fiorentino, del Ritratto di Leone X di Raffaello o della Visitazione di Mariotto Albertinelli: restauri i cui risultati, ampiamente messi a frutto negli studi sull'argomento, hanno tra l'altro condotto nuove o comunque più sicure conclusioni interpretative sulla genesi storica e sulla collocazione stilistica dei dipinti via via interessati. D'altro canto si è inteso promuovere un'azione culturale che, legata alle radici più profonde della tradizione figurativa fiorentina, riportasse nel loro alveo naturale e nei luoghi deputati - Firenze, appunto, ed il suo più antico museo - tematiche di straordinario coinvolgimento intellettuale ed estetico: riprendendo da qui un dibattito che nell'ultimo cinquantennio si è spesso trovato ad occupare il proscenio internazionale degli studi storico artistici, del quale valeva dunque la pena di tirare le fila in una sintesi aggiornata, per poi riaprire il discorso anche da angolature inedite. La mostra sui Disegni del Pontormo curata da Carlo Falciani, che illustra nelle sue pieghe più riposte la vicenda artistica di un disegnatore che è tra i più grandi di tutti i tempi, rientra nella normale attività del Gabinetto Disegni e Stampe dove, come ben sanno i frequentatori abituali dell'istituto, per antica consuetudine vengono periodicamente proposti al pubblico degli Uffizi settori sempre diversi delle ingentissime raccolte grafiche che vi si custodiscono. Ne è derivata una serie cospicua di mostre, oggi documentata nell'importante collana dei cataloghi scientifici che le hanno accompagnate fin dall'origine, delle quali questa sul corpus pontormesco, che per la prima volta espone gli straordinari disegni dell'artista in forma monografica e con tale ampiezza, è senza dubbio una delle più rilevanti. La mostra su l'Officina della Maniera, ideata e coordinata da Antonio Natali, si configurava invece come un evento del tutto eccezionale, sia per le dimensioni (comprende circa duecento opere, molte di carattere monumentale, inclusive di dipinti e sculture, disegni e stampe, oreficerie ed altri prodotti di arte applicata), sia per il fatto di aver ricondotto intorno al nucleo degli Uffizi oggetti dii primaria importanza appartenenti a musei e collezioni internazionali: dalla Francia alla Spagna e all'Inghilterra, dalla Russia agli Stati Uniti. Opere che, accostate, consentono inediti e spesso emozionanti confronti diretti, e con le quali è stato possibile riannodare la trama di un tessuto culturale che, sgranatosi nel tempo, aveva visto la dispersione e l'allontanamento dal loro luogo di origine di testimonianze fondamentali della civiltà figurativa fiorentina. E si ricorderà per inciso come ciò sia dipeso anche dal fatto che solo nel nostro secolo, dopo il sostanziale disinteresse sette e ottocentesco, si sono maturate le condizioni storiche e psicologiche per l'apprezzamento di una espressività inquieta che, come appunto quella di Rosso e di Pontormo, dalle note laceranti di una emotività parossistica può trascorrere ai toni del più lucido intellettualismo o della più coinvolgente 'verità', sfruttando al massimo grado la perfetta padronanza di una sintassi stilistica di grande rigore, capace di attingere a vertici di raffinatezza indicibile. Un tessuto culturale - si diceva - che nella mostra e nel catalogo che l'accompagna acquista spessore ulteriore dai costanti riferimenti al contesto storico, intellettuale e politico della società che queste opere ha prodotto e delle quali costituisce la ragion d'essere: riferimenti che si è cercato di evidenziare con l'ausilio di una moderna strumentazione didattica, di chiari supporti esplicativi e soprattutto con un allestimento 'interpretativo' che, dovuto a un'idea di Bruno Sacchi, concede al visitatore, già di primo acchito, la percezione articolata e non univoca di uno dei segmenti a più forte tensione creativa della storia dell'arte fiorentina, nel quale non a caso il Vasari additava come elementi distintivi i caratteri della 'verità' e della 'fierezza'. Una mostra di quest'impegno, che si distende in ben sedici sale del piano nobile dell'edificio, ha potuto realizzarsi agli Uffizi per la disponibilità momentanea di ambienti che, già occupati dall'Archivio di Stato, saranno utilizzati in futuro, quando il recupero di questo settore dell'ala di levante sarà completato, per l'esposizione permanente delle Scuole pittoriche del Sei e del Settecento. I lavori di restauro e di adeguamento museografico compiuti nella presente occasione, conCulturali e Ambientali, sono comunque quelli definitivi e costituiscono pertanto un significativo passo avanti sulla strada dei Nuovi Uffizi. Resta da dire come la mostra sia il frutto di una cooperazione a largo raggio che ha visto attivarsi numerose istituzioni e sponsors, con in primo piano la Regione Toscana (che ha fornito l'indispensabile supporto finanziario, nonchè il sostegno operativo dei suoi uffici a cominciare da quelli dell'Assessorato alla Cultura), e l'Associazione Amici degli Uffizi (che si è assunta l'onere organizzativo dell'intero progetto, intervenendo fattivamente nella sua promozione e garantendo in proprio la copertura di varie inattese emergenze). Uno spirito di collaborazione che è già di per sè un risultato molto positivo, e del quale siamo stati ampiamente gratificati anche sul fronte scientifico, per la straordinaria disponibilità manifestata da tutti i prestatori e per lo slancio con cui tanti specialisti italiani e stranieri hanno accettato di partecipare alla stesura del catalogo, portando significativi contributi al nostro progetto.

 

Annamaria Petrioli Tofani