AUTORITRATTE TRA OMBRE E LUCI Alle reali poste si inaugura una nuova edizione de 'I mai visti', dedicata quest'anno alle 'autoritratte. artiste di capriccioso e destrissimo ingegno'. Capolavori dai depositi, ma anche venti nuove opere contemporanee, quasi una simbolica compensazione per la scarsa attenzione tributata alla creatività femminile nei secoli. Vasari, scrivendo di Properzia de' rossi, scultrice bolognese del primo cinquecento, unica donna accolta nelle Vite, la ricorda giovane virtuosa, non solamente nelle cose di casa, come l'altre, ma in infinite scienze che non che le donne, ma tutti gli uomini n'ebbero invidia e conviene ch'era di capriccioso e destrissimo ingegno. Apprezzata con galanteria e curiosità, la donna artista era tuttavia vista come un prodigio; l'universo femminile era vincolato al territorio maschile, agli studi di padri, fratelli, mariti; raggiungere la fama, spesso a scapito della vita personale, era un'eccezione. lavinia Fontana, l'Anguissola, la tintoretta avevano ricevuto l'educazione umanistica che il Cortegiano del castiglione affidava alla musica e al dipingere, convenienti alle donne colte e agiate. modeste o professionali come saranno nel Settecento rosalba carriera e Giulia lama o le 'forestiere' Angelica Kauffmann e la Vigè le brun, queste artiste affidano all'autoritratto la perlustrazione intima di un soggetto ben conosciuto, il proprio, talvolta indagato nell'arco della vita, come fece l'Anguissola; e vi uniscono squarci di vita, angoli 'da retrovia' con gli apparati del mestiere, cavalletto e pennelli, esibiti via via con più coraggio, per difendere dignità e convinzioni. Singolarmente la collezione di autoritratti degli uffizi annovera nel corridoio Vasariano alcune di quelle pittrici che i repertori riconoscono degne di menzione tra cinquecento e Settecento. Poche emergenti allora, diverse da conoscere oggi, alcune da riportare alla luce di una identità o di una fama perdute, come accaduto a maria Hadfield cosway (Firenze 1760 lodi 1838), il cui giovanile autoritratto è stato appena riconosciuto in un ritratto d'ignota. un ingresso lento, tra otto e Novecento, per vie diverse, farà raggiungere la 'vetta' di un centinaio di autoritratti 'femminili', oggi nella gran parte conservati nei depositi. una proporzione 'irrispettosa', quantomeno non veritiera dello svolgimento delle arti nel Novecento, con uno sparuto 7% di 'autoritratte' che si 'smarrisce' nell'intera collezione, oggi di 1700 ritratti d'artista. Dalle molte interrogazioni su questi dati ha avuto origine la ricerca tradotta ora in un percorso espositivo cronologico, che oltre a proporre una lettura e una verifica, tra nomi e numeri, della storica condizione di subalternità della donna artista, circoscritta troppo a lungo a campi riduttivi della propria espressività, rispetto almeno alle opportunità offerte all'universo maschile, ha scelto di considerare le acquisizioni favorite da collezionisti/mecenati/direttori, per seguire dalla parte della collezione il corso degli ingressi nella raccolta, dal Seicento ai nostri giorni. Si è voluto poi per l'aggiornamento e il futuro della collezione unire venti nuovi autoritratti di artiste italiane e internazionali vicine ai tempi nostri, che hanno risposto con entusiasmo e la generosità del dono. così oggi gli autoritratti di carla Accardi, Vanessa beecroft, mirella bentivoglio, Nadia berkani, berlinde De bruyckere, Antonella bussanich, Niki De Saint Phalle, lynne curran, marilù eustachio, esther Ferrer, Giosetta Fioroni, Jenny Holzer, Ketty la rocca, lucia marcucci, elisa montessori, Yayoi Kusama, Patti Smith, tinca Stegovec, Alison Watt, Francesca Woodman, assumono un ruolo di simbolica 'compensazione', esemplificando quante mutazioni di pensiero e di stile, attraverso tecniche nuove e tradizionali - pittura, scultura, grafica, arazzo, fotografia, poesia visiva, video abbiano fecondato il secolo appena trascorso; e ciò proprio ad opera di tante donne risolute, impegnate, capaci d'esprimere ingegno e creatività. Giovanna Giusti