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1997 - Cavaliere di Malta (1510-1515 ca.)

Un restauro opportuno ma non facile 

 

Promosso dall'Associazione Amici degli Uffizi, si sta completando il restauro del Cavaliere di Malta di Tiziano. Un intervento problematico, una nuova lettura

 

Il restauro del Cavaliere di Malta di Tiziano Vecellio, deciso dalla Direzione della Galleria degli Uffizi e resosi possibile grazie alla sponsorizzazione dell'Associazione Amici degli Uffizi, è stata una risoluzione quanto mai oppor tuna, anche se non facile. Il quadro risultava infatti, da moltissimo tempo, in pessimo stato di conservazione, ricoperto da dense vernici e ridipinture che lo rendevano scarsamente leggibile, specie nelle tinte scure, ingiallito e privo di vibrazioni, tanto da giustificare la sua scarsa fortuna e i dubbi sulla sua attribuzione. Si tratta, com'è noto, del ritratto di un giovane uomo (secondo una tradizione antica, ma poco raccolta dai moderni, il capitano d'arme Stefano Colonna), con capelli e barba scura, veste nera damascata, camicia bianca a fitte piegoline e una collana che termina con un gioiello a forma di croce di Malta; insegna che sbuca anche di sotto il mantello e costituisce, con la mano destra che tiene un rosario, uno dei colpi di luce di tutto il quadro che vanno a illuminare l'aristocratica e malinconica bellezza del volto. La raffinatezza del dipinto, oltre che nell'espressione pensosa e lievemente 'appoggiata', che ha fatto supporre ad alcuni piuttosto un Giorgione che un Tiziano - sia pur giovane - consiste proprio nel gioco delle tonalità scure, l'una su l'altra. Ma questo, prima della pulitura, è stato anche il problema della leggibilità, come dicevamo. Il rischio che il restauratore Scarpelli ha dovuto correre è stato quello di vedersi la materia pittorica 'seccata' sotto le mani, una volta tolte le vernici sovrapposte, perchè la vernice originale di Tiziano non esiste più, corrosa da vecchie ripuliture. Tuttavia il gioco è valso la candela, perchè attraverso questa oculata e indubbiamente difficile operazione, se saremo costretti a prendere atto di una pittura un po' estenuata - specie nelle fitte crettature dell'epidermide del viso - potremo apprezzare i caratteri e i pregi stilistici dell'opera ed avere, oltre a un godimento maggiore nello splendore dei bianchi, dell'oro dei gioielli e dell'incarnato del volto, anche una guida più sicura per l'attribuzione. Va t u t t av i a r i c o r d a - to che la tradizione in favore di Tiziano è alquanto solida. Il quadro fu fatto acquistare a Venezia dal Cardinal Leopoldo de' Medici, come opera di Tiziano, nel 1654, pagandolo una cifra ragguardevole, e fu esposto fin dal 1677 nella Tribuna degli Uffizi. Dopo alcuni passaggi a Poggio a Caiano e a Pitti, ritornò definitivamente agli Uffizi come esemplare della ritrattistica del Vecellio.

 

Anna Maria Piccinini