italiano    |    english
torna indietro
2003 - Visita della famiglia di Sant'Elisabetta al Bambino con la Madonna e San Giuseppe, “Madonna della Gatta” (1605)

Come nel figliol prodigo 

 

Resuscitata la 'Madonna della Gatta'. Un capolavoro di Federico Barocci, ritenuto ormai perso

 

La Madonna della Gatta, capo d'opera di Federico Barocci che si riteneva ineluttabilmente perso, sta per salire, bella e poetica, alle sale di Galleria. Gli 'Amici degli Uffizi' (auspice appassionato l'attuale nuovo presidente, Maria Vittoria Rimbotti) hanno il grande merito di essersi accollati l'onere di un restauro che, prima d'essere avviato, avrebbe potuto sgomentare qualsiasi aspettativa. E però le mani esperte e sensibilissime di Rita Alzeni e Stefano Scarpelli, artefici di un intervento estenuante e di ardua conduzione, hanno portato a compimento un lavoro che ha consentito uno dei recuperi più importanti di tutta la storia del museo fiorentino. Dall'arcipelago d'essiccate isole catramose, qual era, prima, la superficie della tela (nera come un tizzone), è riemersa la scena gentile della visita che Elisabetta restituisce alla Vergine dopo il parto d'entrambe. La luce cade dall'alto, un poco obliqua, su una strada; e coglie di striscio, accendendola, la veste gialla di Giuseppe; cui tocca, sulla soglia, tenere alzata la tenda per disvelare l'intimità della stanza. Quella stessa luce brilla e cangia sul manto grigioperla d'Elisabetta; batte poi sulla mano di Zaccaria (dipinta com'avrebbe fatto un artefice della sequela stretta del Merisi, cui fosse stato chiesto di ritrarre lo sbalordimento d'un commensale ripreso di profilo a Emmaus); infine illumina il piccolo Battista, l'unico a mantenere una relazione col riguardante esterno; al quale, volgendo gli occhi, addita il bimbo venuto di lui dopo, ma destinato a sopravanzarlo. Una luce dunque che rammenta il ruolo attribuitole da Giovanni; che nel prologo del suo vangelo ne canta con amoroso trasporto l'allegoria. E Giovanni proprio sul Battista, oltre che sull'incarnazione del Verbo, insiste con le sue parole ispirate: uno chiamato a redimere il mondo, l'altro a preparare a lui la strada. Uno luce vera, l'altro, testimone della luce. Ma la luce, intesa come figura del Verbo e della Grazia, è tema teologico d'ogni stagione, sicchè i pittori tutti ebbero a illustrarla. Magari, si converrà che nei testi di Caravaggio, e di chi accolse quella sua linea espressiva, se ne trovi enfatizzata la trasfigurazione per via d'un contrasto duro con gli sbattimenti d'ombra. Vien di domandarsi allora se qualcosa d'affine non si possa riscontrare nella tela dipinta dal barocci proprio mentre il luminismo ed il naturalismo del Merisi prendevano campo. E, ponendosi il quesito, si dovrà dare un'occhiata alle venature che trascorrono le veridiche assi di legno, a chiusura della centina d'un portone fin troppo grande per la modesta profondità del locale cui dà accesso. Ci s'avvedrà pure delle schiappature che traversano i due spicchi di tavola su quella stessa centina. Giù in basso lo sguardo sarà poi attratto dalla spiga di mattoni in cotto, sbreccati e consunti dal calpestio; si soffermerà sulla griglia di ferro che s'ammorza a cavallo fra selciato e gradino, e che a fatica riflette qualche barbaglio di lume; rimarrà stupito del ricciolo di truciolo sgorgato dalla pialla e restato là per terra; e finalmente si poserà sugli attrezzi poveri, dismessi in fretta da Giuseppe per ricevere i parenti. Tutto è raccontato col passo da leggenda affabile, ch'è pertinente all'ideologia riformata cattolica. Ma qui, rispetto alle usuali figurazioni del Barocci, sempre liriche e d'una teatralità soave, par di cogliere una rinnovata aspirazione a infondere nella vicenda effigiata un'ancor più piana credibilità, capace perfino d'evocare coeve illustrazioni d'ambito appunto caravaggesco. L'evento si cala così nella quotidiana esperienza d'ogni cristiano, cui, per l'insistita aderenza al naturale espressa fin nei dettagli, è dato riconoscere, come familiari, oggetti e sentimenti ritratti. L'aerea epifania d'Urbino, là nel fondo, conferisce infine l'ultimo perspicuo riferimento di sicura affidabilità

 

Antonio Natali