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2006 Pan e Daphnis

Pan e Daphni restituiti a nuova vita

 

Grazie all'interessamento e all'intervento insostituibile degli Amici degli Uffizi, e al contributo dei Friends of the Uffizi Gallery, nella scorsa primavera è stato possibile effettuare il restauro di Pan e Daphni, replica di grande qualità di uno dei gruppi statuari più famosi e celebrati fin dall'epoca romana, attribuito all'opera dello scultore Heliodoros di Rodi, attivo nel II secolo avanti Cristo.

 

Pan, divinità caratterizzata dalle corna e dalle zampe di caprone e strettamente legata alla natura della quale simboleggiava per i greci anche gli aspetti piùoscuri e paurosi, siede sopra una roccia accanto ad un giovanissimo e leggiadro pastorello, identificato con Daphnis, figlio di Hermes e di una ninfa, che sappiamo fu abbandonato subito dopo la nascita in un boschetto di alloro. Lo scultore ha colto e fissato per sempre un attimo del tutto particolare nel quale Pan, sempre piùvicino al giovinetto, sembra trattenersi a stento dall'avvinghiarlo completamente nel suo abbraccio voglioso. Daphnis, apparentemente distaccato, è intento a suonare la siringa, con espressione ed atteggiamento che rivelano sì una grande innocenza ma nello stesso tempo anche quasi una malizia consumata nella consapevolezza del proprio fascino e del desiderio violento che questo provoca nel dio. Il sapiente restauro condotto da Miriam Ricci, con la direzione di chi scrive e il coordinamento tecnico di Antonio Russo, ha permesso tra l'altro di (ri)scoprire ed evidenziare la differenza di trattamento della superficie nelle due figure, sicuramente voluta in origine dall'artista stesso per sottolineare il contrasto tra la ruvida e muscolosa natura ferina del dio e la morbidezza ancora infantile del corpo del giovane pastore. Prendendo spunto dal completamento dei lavori di restauro, sono stati predisposti accanto al gruppo statuario due pannelli innovativi bilingue con i testi redatti da Barbara Arbeid, giovane archeologa iscritta al corso di Specializzazione in Archeologia dell'Università di Firenze, e dalla restauratrice stessa Miriam Ricci. Le foto che corredano i pannelli si devono a Maria Brunori e per il boschetto di alloro esistente nell'area di Populonia, a Daniele Biagi e Francesco Piantini.

 

Antonella Romualdi