Torna la luce nella Pala di Camaldoli
L'Adorazione del Bambino di Filippo Lippi, dipinta nel 1463 per l'eremo camaldolese, è stata oggetto di un intervento di restauro finanziato dagli Amici degli Uffizi, nell'ambito di un più vasto programma conservativo che interessa i capolavori dell'artista in galleria.
Con il restauro dell'Adorazione del Bambino, nota come 'Pala di Camaldoli', finanziato dagli Amici degli Uffizi con i Friends of the Uffizi Gallery, e portato a termine con la consueta perizia da Daniele Rossi, con la direzione di Alessandro Cecchi, l'opera di conservazione del nucleo lippesco della Galleria si arricchisce di un capitolo d'importanza fondamentale. Com'è noto, l'attività di Fra Filippo Lippi (Firenze 1406 c. - Spoleto 1469), frate-pittore del convento di Santa Maria del Carmine a Firenze e uno dei 'padri' del Rinascimento fiorentino, è documentata alla Galleria degli Uffizi da un nucleo di opere che è in assoluto il più importante al mondo, sia per numero che per qualità. Si tratta di dipinti perlopiù di altissimo livello esecutivo, tra cui spicca per l'appunto l'Adorazione di Camaldoli, commissionata intorno al 1463 per il celebre Eremo fondato da San Romualdo, e in particolare, secondo quanto affermato nella cronaca settecentesca di don Odoardo Baroncini, per la Cella delle Palle - cosiddetta per lo stemma mediceo che figurava sopra il suo ingresso - dedicata al Battista e fatta edificare nel 1463 da Piero di Cosimo de'Medici e dalla madre Contessina de'Bardi. L'opera rientra pertanto nel proficuo e duraturo rapporto del Lippi con i Medici, documentato anche da una lettera indirizzata dall'artista a Piero il Gottoso il 13 agosto del 1439, in un momento in cui Fra Filippo ha ormai messo a punto in maniera definitiva il suo inconfondibile linguaggio, fondato su un altissimo equilibrio formale, che dopo l'attento restauro di Daniele Rossi si può finalmente apprezzare in pieno. Dal punto di vista iconografico la tavola è in sostanza una 'copia' speculare dell'altra pala dipinta da Fra Filippo per l'altare della cappella del palazzo Medici in via Larga, oggi a Berlino (Gemäldegalerie, inv. n. 69). Il gruppo divino rifulge di una fortissima luce di carattere spirituale, esaltata dal contrasto con i toni ombrosi e tenui della bellissima foresta di Camaldoli che fa da sfondo alla raffigurazione, dove emerge un interesse che si direbbe 'scientifico' nella resa dell'ambiente e delle varie specie vegetali. Il nucleo di dipinti lippeschi non poteva non essere oggetto di particolari attenzioni conservative da parte della Direzione della Galleria, e pertanto anche in anni recenti non sono mancati interventi di restauro volti, per l'appunto, alla conservazione e alla migliore leggibilità delle opere. Nel 1997-98 Mario Celesia intervenne sulle tre tavole della predella Barbadori, ponendo rimedio con un'attenta pulitura al timbro cromatico cupo descritto nella monografia del Ruda (1993), frutto dell'alterazione di una vernice rossastra che gravava sull'opera. Nel 2005, grazie ad una sponsorizzazione del Kyoto International Culture and Friendship Association, per il tramite degli Amici degli Uffizi, Daniele Rossi portò a termine il restauro della celebre Madonna col Bambino e due angeli, ripristinandone la luminosità tersa e smaltata che ne esalta ancor di più, se possibile, il ruolo di 'cona' della pittura quattrocentesca. Il lavoro e l'impegno attento nella cura e nella conservazione del nucleo lippesco dovrà procedere senza interruzioni, a cominciare dall'Adorazione di Annalena, la cui leggibilità è ormai sensibilmente compromessa dall'eccessivo incupimento della superficie pittorica e dall'alterazione dei restauri passati. Anche le quattro tavolette con le figure dell'Annunciazione e i santi Antonio Abate e Giovanni Battista dovrebbero avvantaggiarsi non poco di una pulitura che, oltretutto, potrebbe fornire nuovi elementi atti a chiarirne il contesto originario di appartenenza.
Angelo Tartuferi